Dal ricco Barcellona al Milan in rosso: tutti i conti dei club europei in un grafico interattivo

Nell’ultima puntata dell’inchiesta sui bilanci mettiamo a confronto le squadre dei cinque grandi campionati: potete costruire le vostre classifiche in base alle diverse voci economico-finanziarie

Qual è la squadra europea che incassa di più? Il Barcellona. E qual è quella che fa maggiori profitti? Il Tottenham. E quella che ha il deficit più pesante? Il Milan. Sapevate che l’ultima della Premier fattura più di Atalanta e Lazio? L’ultima puntata dell’inchiesta Gazzetta sui conti del calcio, sviluppata attraverso un grafico interattivo, presenta uno studio esclusivo e inedito su 98 squadre di 5 campionati, per 17 miliardi di euro di fatturato.

Abbiamo analizzato i bilanci di tutti i club delle 5 grandi leghe d’Europa e li abbiamo riclassificati isolando le voci più significative. Non solo i ricavi ma anche gli stipendi, le plusvalenze, i debiti. Ne è venuto fuori un grafico che vi consente di costruire le vostre classifiche, a livello europeo e per singoli Paesi, sulla base di 11 parametri economico-finanziari e di mettere a confronto più squadre di differenti campionati, scoprendo tante cose interessanti…

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Lazio, Tare: “Proveremo anche noi a vincere lo scudetto. Lo stop sarebbe un disastro…”

ROMA – A vent’anni dallo scudetto del 2000, prende parola anche Igli Tare in un’intervista esclusiva a La Repubblica. Tra passato e presente, le parole del diesse laziale: “Stavo vedendo la partita nelle mia casa di Kaiserslautern, ero con un gruppo di amici. La partita della Lazio era finita, a Perugia in quel nubifragio sembrava non finire mai, poi fu scudetto. Noi ci siamo, proveremo a vincerlo anche noi se la Serie A dovesse riprendere, altrimenti ci proveremo il prossimo anno. Non ci fermeremo qui”.

Sulla ripresa: “Chi dice che vogliamo riprendere per interessi personali non capisce niente. Ci sono ancora 36 punti in ballo e la Lazio non è così sciocca. Il calcio dà da vivere a 370mila persone, se si ferma sarà un fallimento per tanti, un disastro sociale. Fermarsi adesso vorrebbe dire, quasi sicuramente, non farlo nemmeno a settembre: molti mesi di inattività sarebbero allucinanti”.

Su Spadafora: “Non posso pensare che i suoi errori siano fatti di proposito, sarebbe da irresponsabili. Ma di certo in altri paesi stanno aiutando il calcio, penso a Germania, Spagna, Inghilterra. In Italia ed in Francia non è così. Penso che il governo francese perderà molte cause civili con i club, evitiamo un’estate nei tribunali anche noi. Il protocollo sanitario tedesco è senza dubbio il migliore”.

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Dal «funerale del calcio» a «Dio è della Lazio». Libri gialli, zolle e la forza della radio: così andò il 14 maggio 2000

Simeone, Eriksson, Veron e Salas. LaPresse

Vent’anni fa il secondo titolo biancoceleste: il racconto di una giornata storica e surreale, dopo un’attesa di tre ore per conoscere i verdetto

Citare Beckett e stravolgerne il romanzo: il secondo scudetto della Lazio è il Signor Godot che finalmente si palesa, giustificando un’attesa di tre ore dentro lo stadio. Vent’anni fa, il 14 maggio 2000, l’Italia assisteva a uno dei finali di campionato più surreali della storia, iniziato con il «funerale del calcio italiano» fuori l’Olimpico e concluso con Simeone in mutande in tribuna autorità.

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Addii, ritorni, prestiti e ritardi: Juve-Higuain, un biennio in altalena

Gonzalo Higuain, 32 anni, attaccante argentino della Juventus. Getty

Oggi è previsto il rientro in Italia dell’argentino, reduce da due anni turbolenti: dal doppio prestito a Milan e Chelsea al rilancio con la Juve, ma ora rischia il posto e il futuro è in bilico

Il giorno, forse, è arrivato: salvo imprevisti legati ai voli, Gonzalo Higuain atterrerà oggi a Torino (ultimo dei bianconeri), per poi chiudersi in quarantena in attesa di tornare a lavorare con i compagni tra 14 giorni. In tanti si domandano come tornerà in Italia, fisicamente (l’estate scorsa si presentò tiratissimo in ritiro, ma in passato gli è capitato di lasciarsi andare durante i periodi di sosta) e mentalmente.

Sicuramente provato, dalla malattia della madre, la lontananza dalla figlia Alma e anche dalla pandemia, perché Gonzalo è uno dei più preoccupati per il virus e avrebbe fatto volentieri a meno di tornare in Italia. Sicuramente anche con tante incognite sul suo futuro, perché non sono così scontanti né il posto fisso né la sua permanenza in bianconero.

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Da Suarez a Facchetti: così il 15 maggio 1966 la Grande Inter cucì la stella sulla maglia

Giacinto Facchetti con la maglia 'stellata'

Cinquantaquattro anni fa l’ultimo trofeo dell’Inter di Angelo Moratti: il 4-1 sulla Lazio a San Siro regalò il decimo scudetto ai nerazzurri

La S è maiuscola, vale per due sostantivi: scudetto e stella. Quindici maggio, la data è giusta, basta fare 54 passettini indietro. Era il 1966, l’Inter conquistava a San Siro, battendo la Lazio 4-1, il suo decimo scudetto. Quella stellina dorata che campeggia oggi e per sempre sulle maglie di Lukaku e Lautaro, la dobbiamo al patron Angelo Moratti, a Peppino Prisco e Italo Allodi, al tecnico Helenio Herrera, a Luisito Suarez, gli artefici di quella squadra. Sono gli anni della Grande Inter, certo. Che quel 1965-66 l’aveva iniziato nel migliore dei modi alzando al cielo la Coppa Intercontinentale, battendo l’Independiente.

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Joaquin: “Senza il Betis, avrei rinnovato con la Fiorentina”

Joaquin

Joaquin a Firenze ha lasciato un pezzo di cuore, e non perde occasione per ricordarlo. Ospite del programma ‘La Futboleria’ di AS, l’ex viola è tornato sulla sua esperienza in Toscana. Ecco le sue parole riportate da calciomercato.it

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Domani con la Gazzetta voli a Paperopoli, dove Papertotti inventò il cucchiaio…

Prosegue l’iniziativa «Topolino Story» sulle pagine della Rosea: stavolta tocca a Paperino e alla leggenda di come nacque il colpo che ha reso famoso il capitano della Roma in tutto il mondo

Ebbene sì: il rigore col cucchiaio è nato sui campi di Paperopoli, dove il piccolo Papertotti ebbe quella straordinaria intuizione. Se non ci credete, date un’occhiata alle pagine di «Topolino Story» sulla Gazzetta dello Sport. Da domani, in cinque puntate, è appunto il turno di «Papertotti e il segreto del cucchiaio»: un’altra avventura a fumetti tutta da ridere. In attesa che arrivino i campioni in carne e ossa a farci compagnia, da Ronaldo a Lukaku, da Ibrahimovic a Immobile, gli eroi Disney non sono da meno.

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Il derby della Storia: di Pietro Lana 110 anni fa il 1′ gol in Nazionale, era tra i fondatori dell’Inter ma si pente e torna al Milan

Arena civica 1910, il primo gol “azzurro” è di un milanista che aveva fondato…l’Inter. Lana segnò poi, contro l’Inter, il primo gol in un derby di Milano a Chiasso nel 1908

Le cronache dell’epoca scrivevano: “A tenere alto l’onore del Milan nel primo match della Nazionale Italiana (all’Arena di Milano il 15 maggio 1910 contro la Francia) ci sono due giocatori del Milan: Aldo Cevenini e appunto Pietro Lana. Un terzo, Attilio Trerè veste in quel momento la maglia dell’Ausonia Milano. L’attaccante rossonero è il vero mattatore della partita visto che ben tre dei sei gol segnati ai malcapitati transalpini saranno segnati dal cannoniere meneghino. Con la maglia del Milan Pietro Lana gioca ininterrottamente per sei stagioni dal 1909 al 1914 giocando 52 partite e mettendo a segno 19 gol.”

Un fatto storico il primo gol in maglia azzurra anche se 110 anni fa la maglia non era ancora azzurra. Eppur nel 1908 Pietro Lana era tra i dissidenti milanisti che propugnarono la scissione dalla quale nasce l’Inter. Poi però ha cambiato idea ed è rimasto in rossonero…Appassionato di alpinismo, Pietro Lana dopo aver smesso di giocare a calcio ha cambiato vita, senza essere tifoso o addetto ai lavori: si divertiva a stupire i bambini sulla spiaggia di Gabicce infilando con i tiri ad effetto i finestrini delle cabine. Lo chiamavano Fantaccino perché era piccolino di statura.

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Guerrieri, la chance della vita: con Proto out può far svoltare la sua carriera

Guido Guerrieri

Cresciuto nelle giovanili con Inzaghi, talento annunciato, con il belga che pensa al ritiro, potrebbe esser promosso anche per la prossima stagione come vice di Strakosha

Un numero fortunato. Nella sua ancor giovane carriera di allenatore Simone Inzaghi ha spesso dato spazio a giocatori nati nel 1996. Non un caso in realtà, perché da Murgia a Palombi, si tratta di ragazzi che il tecnico biancoceleste ha conosciuto quando erano insieme nel settore giovanile biancoceleste, e, professionalmente, sono cresciuti insieme. Fra di loro c’era anche Guido Guerrieri.

Ragazzo dell’Eur, cresciuto con la passione per il calcio e per Angelo Peruzzi. Per questo, fin da piccolissimo, si è messo in porta, cercando, con le sue parate, di dare l’ultima mano alla squadra nei momenti di difficoltà. Da qualche stagione è il terzo portiere della Lazio, ma con Silvio Proto attualmente in Belgio (e che non ha nascosto di riflettere anche sulla possibilità di ritirarsi), potrebbe sfruttare l’occasione per fare un passo avanti nelle gerarchie ed esser promosso, anche per la prossima stagione, come vice di Strakosha.

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Chi è Nagelsmann: il baby allenatore d’oro senza modulo fisso ma con un futuro… in montagna

Julian Nagelsmann, 32 anni. Afp

Il tecnico che Rangnick potrebbe portare al Milan predica un calcio aggressivo e verticale, si ispira a Tuchel e Guardiola e non si vede in panchina a lungo

Nel solco di Rangnick. In termini pratici, perché Julian Nagelsmann ne ha preso il posto l’estate scorsa a Lipsia, quando Rangnick ha lasciato la panchina per andare a ricoprire il ruolo di manager nel gruppo Red Bull. E in termini filosofici, perché Nagelsmann ricalca l’approccio al pallone del vate di Backnang, che non per nulla nutre in lui una stima immensa, tanto da inserirlo in panchina nel progetto del “Milan alla tedesca”.

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