Il trascinatore del Milan: «Tutti mi seguono e tutti hanno fame. Non accetto che si rilassino». E sullo scudetto: «Noi ci crediamo»
Quel leone insanguinato dice tutto di lui. Affamato, certo, ma anche sfrontato, così forte da essere a tratti disturbante. La forza di Zlatan Ibrahimovic è nella testa ancor più che nei, preziosissimi, piedi. Se voglio una cosa me la prendo. Se qualcosa mi disturba, fosse pure il coronavirus, la sconfiggo. «Hanno chiuso un animale in casa per due settimane. È stata dura, ma nessuno mi avrebbe fermato, il derby l’avrei giocato a prescindere. Io sono come questo leone…». Ha detto nel dopopartita ai microfoni di Sky e Dazn.
Confessando poi: «Volevo metterla già dopo lo scorso derby. L’ho tenuta da parte». E ride. Non guarda in faccia nessuno, si sa. E sull’esultanza polemica dopo il secondo gol rivela: «C’era uno che urlava contro di me nel pubblico, quest’esultanza è solo per lui». Ma Ibra ha anche un’altra dedica: «Sono dispiaciuto per i tifosi che ci hanno accompagnato allo stadio ma non sono potuti essere con noi. Questa vittoria è per loro».